
appendici tecnologiche per tradire/tradurre meglio.
2o (forse 3o) giorno di Biennale – Giardini
29 maggio 2021 (sempre il balletto di date su quando ho postato su faccialibro e quando ero in presenza!)

a conferma che senza appendice tecnologia non si riesce a leggere. la bugia che vede l’obiettivo non è ciò che l’occhio nudo percepisce. tutta la falsità di una fotografia costruito con moduli regolari. tanto di manufatto del potere fruire ‘in presenza’, con dettagli alquanto studiati, anch’essi nella regolarità di un modulo. è l’unico costruito presente, mentre il resto è lasciato a ‘urbanism platform’, luogo di incontro del progettare, eliminando l’egocentrismo degli architetti, star di significato del millennio scorso. Austria sempre sul pezzo. la via d’uscita è la più poetica, nel fianco del padiglione, tra gli alberi e nell’odore di un canale della laguna, senza nessun tappeto per evitare di mettere i piedi, anche se con le scarpe, su della terra sopravvissuta al costruito.


dal libro bianco alle tende nere per marcare il percorso ed il limite. l’auspicio di confini che si dissolvono stanno nel fluttuare della stoffa nera che, anche se minacciosa, può essere spostata con una mano. la Romania racconta di significati che, tra est ed ovest, presentano la contraddizione che traccia ogni ideologia in cui si pone.invece, proprio in quel di Venezia, non è mai stato così chiaro che l’unica capacità che spetta a quelli che sventolano bandiera italiana e che puzza di metastasi delle grandi navi che si ostinano a transitare nel mausoleo veneziano, è il disegno a mano. nell’inutilità degli esercizi di stile è buono per le sedute di psicoanalisi… collettive? sicuramente per i tirapiedi del conformismo.
il cuscino di plastica bagnato, riempito di casualità, è ciò che di meglio si può aggiungere alla parete di simili vinile, senza disco da suonare, da prendersi come gadget. tutti diversi e quelli con la copertina con l’Islam già esauriti. di Lesvos e le maleficenze ai campi profughi nessuna traccia e la musica è sempre e solo di propaganda, anche se con buona grafica: è quella più pericolosa e con echi di totalitarismo.
la Serbia, nel proporre la città lineare intorno alle estrazioni minerarie, puzza di The Line saudita. anzi viceversa. il panellato di rame sul pavimento, con i riflessi incontrollabili, propongono la propria complessità in antitesi all’estrattivo ed al lineare. chissà se la ricerca di miniere di rame è l’interesse statunitense nel costringersi a dovere mediare tra i fratricidi yugoslavi?

postato su facebook 1 giugno 2021
(a proposito di appendici tecnologiche, quando nella fretta di editare le immagini dell’i-Phone, rimangono foto storte o mal tagliate, penso a Zannier che si rivolta nella tomba per il 30 e lode concessomi!)
dalla faccia di bronzo a quella di legno.tanto si potrebbe vedere nel passaggio, ma mi costringe ad entrare dopo averlo evitato per 5 anni e dopo avere accuratamente evitato, ancora una volta, Israele (con Arad munito di cane a fare la guardia). anche i tanti giocattoli per architetti fatti in legno e le foto del materiale vicino alla mistificazione dell’operaio all’opera. tutti maschi, che non sprigionano sudore, ma tutto il positivismo del costruire. la maschera di legno chiusa per la sicurezza dell’apertura del padiglione israeliano che, in qualche modo si mette di traverso a ricordare la clinica ospedaliera esposta per l’arte, in tempi non sospetti, ma ben consapevoli del possibile accadere.

una nota di demerito a parte, va al padiglione dello sponsor ufficiale, ricoperto di placche d’oro, molto simili alla borsa Miyake, ma molto più pesante e privo di ogni relazione con uno scrigno d’oro, ma con la bulimia della fame d’oro. il caffè costruito vicino è centrato nell’ignoranza di chi non è riuscito neppure a vedere la posizione ad assorbire tutto il caldo estivo, per cui nulla potranno eventuali ombrelloni piantati. l’Electa si intravvede dalla costruzione con rami di legno che manifesta come la ruffianaggine è uno dei partiti che si ripetono in Biennale.

postato su facebook il 4 giugno 2021
#biennalearchitettura2021







































































